Stay Creative ovvero Fatti Ispirare. Come fare per per sviluppare il lato creativo del tuo studio
- Ruggero Pazzaglia The drum Booster
- 20 nov 2015
- Tempo di lettura: 11 min

Fatti ispirare
Lo studio della batteria richiede un enorme impegno fisico e una grande quantità di tempo per ottenere buoni risultati. Questo perché tutti e 4 gli arti devono muoversi contemporaneamente e il cervello deve coordinarli.
Se consideri il tuo cervello come un computer potresti immaginare che devi programmarlo per suonare. Quindi è necessario installare tanti piccoli programmi che quando usati in combinazione permettono al tuo corpo di "suonare" la batteria. Ho messo suonare tra virgolette perché, in questo caso, intendo la percussione coordinata dello strumento mediante i nostri quattro arti.
Il cervello umano, a differenza di un pc, per installare un programma richiede un procedimento particolare che non è uguale a quello di un computer dove clicchi sul tasto"install" e dopo pochi attimi il software è pronto per essere usato.
Ti parlerò di questo procedimento in un altro post dedicato al l'apprendimento.
In breve posso dirti che, e lo avrai notato anche tu, per imparare a fare una cosa devi ripeterla tante volte, la quantità di ripetizioni varia a seconda di certi fattori che ti illustrerò nell'articolo dedicato.
Può succederti però di cadere nella trappola della "comodità", cioè di ripetere meccanicamente un esercizio tante volte e sentirti a posto con la coscienza nel momento in cui riesci ad eseguirlo correttamente. Questa metodologia potrebbe esserti stata trasmessa dal sistema scolastico che hai frequentato in gioventù dove l'immagazzinamento di una grande quantità di nozioni era l'imperativo prioritario, oppure dal tuo insegnate/i di batteria, perciò tu l'hai presa per buona. Oppure, ancora, siccome gli argomenti da studiare sono tanti e tu hai poco tempo (e anche qui ci sarebbe da discutere), preferisci fare l'esercizio da capo fino in fondo con meno errori possibili per poi passare al successivo e così via.
Ma secondo te quante cose sanno i grandi batteristi?
Beh, vorrei farti notare un paio di cose: secondo te quante cose (quantità espressa proprio in numeri) sapevano batteristi come Elvin Jones, Phil Collins, John Bonham, Jeff Porcaro, Ringo Starr, Buddy Rich, Steward Copeland, John Bonham e potrei citartene molti altri? Intendo dire: quanti rudimenti , combinazioni mani piedi, linear phrases, stickings, concetti poliritmici e polimetrici, conoscenze multistilistiche o incredibili capacità di lettura a prima vista avevano?..... Possiamo senza paura dire che rispetto a gente come Colaiuta, Portnoy, Weckl, Calloni, Golino, De Piscopo, Gadd, Mayer, avevano una discreta quantità di lacune, non credi anche tu? Eppure, i primi, sono personaggi stra famosi sia nel loro ambiente professionale, e di conseguenza lavoravano parecchio perché erano e sono molto richiesti da altri artisti e produttori, sia tra il pubblico di appassionati in tutto il mondo. Allora c'è qualcosa che non quadra. Beh da giovane lo pensavo anche io e, anzi, alcuni di questi li consideravo dei sovrastimati ingiustamente, perché avevano più gloria di certi altri che io consideravo dei "mostri". E allora grandi discussioni fra colleghi come se fossimo al bar dello sport a litigare di squadre diverse. Beata gioventù. Poi passano gli anni e qualcosa succede, forse si chiama maturità (che non arriva in automatico con l'età...) e capisci il perché certe cose accadono.
I 2 Mondi Paralleli
Una delle prime cose che capisci è che ci sono due mondi paralleli che non si toccano:
Il bar dello sport
Il circuito professionistico
Se riesci ad entrare nel secondo mondo ed uscire definitivamente dal primo la tua visione cambia, radicalmente.
Acquisire la consapevolezza che la bravura o il successo non è direttamente proporzionale alla quantità delle tue competenze ma alla qualità di esse.
Mi spiego meglio: da quando è nata una didattica seria della musica non classica, intendo con la nascita delle scuole ad essa dedicata come la Berkley, il Musician Institute, il C.P.M. L'Università della musica (oggi scomparsa) la Saint Louis (sto citando scuole a livello mondiale e nazionale per quello che mi ricordo ora ma che non hanno importanza fondamentale qui, adesso), lo studio di certi strumenti "giovani" come la batteria e di stili musicali sicuramente più recenti e con meno storia della musica classica (sto parlando degli anni 70 per gli USA e gli anni 80 per l'Italia), la didattica è letteralmente esplosa. Poi sono arrivati i video in vhs prima e i dvd dopo per poi arrivare al digitale in rete anche gratuito. Tutto questo ha fatto sì che tutti abbiano a disposizione facilmente una quantità enorme di informazioni di diversa validità, ma comunque una quantità esagerata e spesso non filtrata. Tutto questo secondo me è stato un bene perché la qualità della musica ne ha sicuramente beneficiato e tante nuove figure lavorative sono nate intorno ad un business che si è espanso tantissimo. Ovviamente ci sono anche i lati negativi che, riallacciandomi al mio discorso iniziale, hanno creato una esagerata urgenza di sapere tutto, o il più possibile credendo che la quantità facesse la qualità. Ci sei caduto anche tu? Beh io si.
Peccato che il tempo passa e tu studi, studi, perché credi che un professionista di successo debba per forza sapere come si suona il latin, il jazz, il rock, il funk, il pop, il country, il liscio, la Big band, il tamburo in una Marching Band, il rullante in un'orchestra di musica classica, e inoltre debba saper leggere a prima vista qualsiasi cosa gli venga messo davanti, anche le istruzioni della televisione! D'altronde questo ti insegnano in queste scuole!
Esiste il tuttologo?
Devi sapere, o forse lo sai già se hai letto la mia storia, che un paio di queste scuole io le ho frequentate, e nell'ordine sono: C.P.M di Milano e il Musician Institute di Los Angeles (con terremoto incluso nel prezzo).
Posso dirti che è vero che in queste scuole ti vengono insegnate tutte queste materie in strutture fantastiche con insegnanti supersonici, però, guarda caso, ogni insegnante è specialista in quella materia. Alcuni come Efrain Toro, Chuck Flores, sono praticamente mono stilisti, cioè suonano solo il loro genere, altri come Ralph Humphrey o Steve Houghton sono più poliedrici, per parlare di quelli di casa nostra al C.p.m. ho studiato con Calloni, Pescara, fuori da lì con Fioravanti, Manzi, Sotgiu e altri che sono in grado di suonare molti stili diversi ma non tutti. Quindi non esiste il vero tuttologo e nemmeno tu sarai il primo. Anche tu farai una scelta. Puoi avere una preparazione di base o avanzata su tanti stili e tecniche ma lo specialista sarà sempre più forte di te in quel settore. E nessuno in quel settore gli chiederà se sa suonare altrettanto bene gli altri 10 stili. Quello che conta è il risultato nel momento e non cosa sai, o dove hai studiato e con chi. Posso confessarti che a me non l'ha mai chiesto nessuno.
Allora sei tu che scegli almeno un area su cui concentrarti maggiormente. Stai tranquillo che tutto il tuo bagaglio culturale sarà sempre lì con te e non ti preoccupare, si sente la differenza fra chi ce l'ha e chi non ce l'ha. Per esempio se suoni jazz una grossa fetta di quel bagaglio ti sarà sempre utile perché il jazz è uno stile pieno di contaminazioni. Ci sono altri generi che sono meno contaminati da altri generi esterni ma sono più concentrati all'Interno di loro stessi come magari potrebbe essere la dance o il metal o il latin e così via. In ogni caso conoscere bene un'area specifica è meglio che conoscere superficialmente tutte le aree. Lavorano sempre di più gli specialisti che i tuttologi.
Avrai spesso notato che alcuni specialisti di successo non sono nemmeno dotati di una tecnica così brillante come tu presumi che debba essere. Ma allora? Dove si nasconde la verità? Ecco la domanda finale a cui purtroppo nessuno può rispondere e tanto meno io.
La Creatività
Però, dopo anni e anni di analisi, ricerche e studi, sono giunto alla conclusione che l'arma vincente è la creatività di ognuno di queste artisti.
Con la parola "creatività" si può esprimere un mondo di concetti.
Vediamone alcuni:
Avere sempre il giusto suono
Trovare sempre la soluzione esecutiva giusta per il proprio stile
Trovare il punto giusto del brano dove apporre la propria "firma"
Trovare il proprio sound e renderlo riconoscibile immediatamente
Entrare immediatamente in sintonia con l'artista o l'arrangiatore e soddisfare tutte le loro richieste entusiasmandoli
Potrei dire che ci sono principalmente due categorie: gli esecutori e i creativi. Spesso gli esecutori sono molto più preparati dei creativi ma spesso vanno più avanti i secondi perché gli artisti o arrangiatori in genere, cercano sempre la persona che riesce a dare un tocco di magia al brano. L'esecutore magari funziona meglio in ambiti di produzioni pubblicitarie, produzioni televisive commerciali, colonne sonore o di routine in studio in generale, dove si predilige la rapidità esecutiva di più cose diverse e dove il lato creativo viene un po' messo da parte in funzione dell'efficacia della sessione di lavoro.
Ma creativi si nasce o si diventa?
Secondo me si e si...
Io sono convinto che tutti siamo creativi perché altrimenti sarebbe impossibile vivere. Noi improvvisiamo ogni minuto della nostra vita perché non sappiamo cosa sta per accaderci e quindi per improvvisare devi per forza essere creativo.
Ma questa nostra innata qualità creativa la usiamo quando suoniamo?
JOjo Meyer in una clinic ha detto che noi suoniamo ciò che studiamo. Nel senso che "come studiamo" si riflette su "come suoniamo". E io sono d'accordo!!
Se studi a "pappagallo" (si usava questo modo di dire quando andavo a scuola io alle medie per dire che un ragazzo aveva studiato la lezione e la ripeteva a memoria senza in realtà sapere di cosa stesse parlando) suoni come un pappagallo. Ti faccio un esempio: se passi la tua vita da studente a trascrivere ed eseguire patterns dei tuoi idoli senza estrarne almeno un concetto da analizzare, assimilare, evolvere e personalizzare, suonerai una sterile sequenza di questi pattern con il rischio di non sapere del tutto cosa stai suonando. Metaforicamente parlando è un po' come se imparassi frasi celebri da poesie celebri e poi le mettessi insieme, anche in ordine sparso, in un componimento tuo. Peccato che nessuno sarà in grado di capire il tuo messaggio e forse nemmeno tu. La fortuna di chi suona così è che spessissimo la fa franca e anzi, a volte viene anche osannato da schiere di ammiratori. Questo può accadere perché il linguaggio della musica, che è diverso da quello parlato, non ci viene insegnato fin da piccoli come la lingua che parliamo. Accade quindi che il 90%delle persone non ha gli strumenti per capire questa lingua, ma la giudica solo superficialmente, con la pelle,o la pancia.... e ne usufruisce se gli piace. Quindi la maggior parte delle persone compra/consuma una lingua di cui apprezza il sound ma non capisce che cosa gli si sta dicendo. Questo fenomeno purtroppo è molto diffuso anche fra musicisti professionisti. In ogni caso, dato che non si tratta di un codice segreto noto solo a pochi eletti, basta procurarsi di libri adatti e ti puoi studiare questa lingua per conto tuo. Ovviamente ti invito a farlo così almeno potrai entrare a far parte di una elite che rischia di estinguersi. Dovrebbe essere materia obbligatoria nelle scuole di musica, ma non sono sicuro che lo sia in tutte...
Tornando alla definizione di Jojo Meyer potrei dire che se quando studi non dedichi una parte del tuo studio al lato creativo suonerai in maniera poco o per niente creativa. Vorrei aggiungere che, secondo il mio punto di vista, quando un musicista insiste a lungo sul lato atletico del suo strumento (scariche di note velocissime o, per noi batteristi, esecuzioni di sequenze numeriche che sembrano un'equazione di sesto grado, o per gli altri, scale o accordi al limite della dissonanza isterica), si esce un po' dal campo musicale e si entra in quello circense. Eppure ci sono fior fiore di musicisti che riescono ad entusiasmare ed emozionare con poche note o con una combinazione intelligente e "creativa" di grandi doti tecniche e lirismo narrativo. Vuoi qualche nome? Ti consiglio di ascoltare musicisti come Miles Davis, Michael Brecker, Pat Metheny, Keith Jarrett, Jack de Johnette, Bill Stewart, Tony Williams, Joe Zawinul, Jan Garbarek, Igor Strawinsky, Ennio Morricone, Mozart, Beethoven, Boulez, e si potrebbe andare avanti con altri 1000 nomi. Però non ascoltarli come sottofondo ma dedica attenzione all'ascolto. Ti avverto non sarà un processo breve. Unisci lo studio di testi che ti aiutino a capire il linguaggio della musica all'ascolto. È una questione di curiosità. Dipende solo da te.
Torniamo alla creatività.
La definizione più brillante e chiara venne data dal matematico Henri Poincarè nel 1929: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. La novità e l’utilità sono concetti imprescindibili: essere creativi significa rompere le regole esistenti per crearne delle altre migliori.
Vediamo come applicarla allo studio della batteria.
UN CONCETTO DI BASE
La negatività uccide la creatività
Qualsiasi cosa studi dedica una parte della tua routine per crearci qualcosa.
In poche parole prendi l'argomento che hai studiato e concettualizzalo. Usa il materiale per farci una breve composizione.
Ti indicherò personalmente alcuni sistemi che adotto io stesso.
L'importante è che tu faccia almeno un piccolo sforzo per creare anche quattro misure. Non scoraggiarti se all'inizio ti sembrerà di scrivere banalità. Sii orgoglioso anche di quelle perché ti ricordo che la negatività uccide la creatività.
Vedrai che con il tempo e l'esercizio diventerai abile anche tu e sarai sempre più soddisfatto dei tuoi risultati.
Ti faccio qualche esempio:
Stai studiando le permutazioni della mano sinistra (per i destrimani), o la destra (per i mancini), contro un ostinato eseguito dagli altri tre arti.
Una volta eseguito il check (tutte le permutazioni) e una lettura presa da qualche testo apposito (che io definisco "processo imposizione dall'esterno", perché non stai decidendo tu cosa suonare), chiudi il libro è punta un timer a 5 min. Tieni immutato l'ostinato dei tre arti che stavi già usando, e improvvisa per i prossimi 5 min con la mano libera. Mi raccomando non cambiare argomento, usa le figurazioni che stavi studiando!!
Se hai già finito, Bene, ottimo lavoro!
Però vorrei chiederti: durante i 5 min di improvvisazione sei andato a caso o hai seguito una qualche logica o concetto?
Se sì, ti prego di condividere con noi la tua metodologia nei commenti del post, altrimenti non allarmarti, ti fornisco volentieri un sistema che uso sempre con i miei allievi avanzati e che, ovviamente, prima ho testato su di me:
Usa il concetto di ripetizione. Improvvisa una frase lunga una battuta e poi ripetila nella successiva misura. Usa tutti i suoni del set che riesci a raggiungere con l'arto che sta improvvisando. Quando ti verrà facile improvvisa due battute e ripetile identiche. Se riesci, aumenta la lunghezza a quattro battute.
Usa il concetto di "Question & Answer ". Improvvisa una frase di una battuta e nella successiva suona una frase che sia una risposta.
Ok, ok. Lo so che vorresti chiedermi come si crea una risposta che sia coerente con la domanda. Perché già lo sai che una frase qualunque potrebbe non essere proprio una risposta alla domanda. In pratica è un po' come se ti chiedessi: "a te piace la cioccolata?" E tu mi rispondessi: "alla radio hanno detto che domani pioverà ".... Non sembrerebbe proprio una risposta coerente con la domanda, non credi? Beh, posso garantirti che questo accade più spesso di quanto credi.
Allora ti suggerisco un paio di schemi che uso anche io con ottimi risultati.
Mantieni lo stesso pattern ritmico ma cambia la melodia. Per esempio: se hai usato una "curvatura" melodica ascendente, ripeti la frase con la "curvatura" opposta, cioè discende. Questo schema si chiama "moto contrario".
Sposta il punto di partenza della frase. Per esempio: se hai iniziato sul battere dell'uno, inizia la tua frase del battere del due (abbastanza facile), oppure sul levare dell'uno (entrambi i casi rappresentano un ritardo), oppure anticipa la frase.
Mi fermo qui perché non è questa la sede giusta per disquisire su un argomento che è troppo vasto e merita un discorso a parte più lungo. Però ora hai qualche idea su cui lavorare.
Ti consiglio di ascoltare batteristi che fanno uso di questi concetti come ad esempio Gadd o Bill Stewart o Steve Smith, per citare un italiano potrei nominarti Tullio De Piscopo. Ce ne sono molti altri. Su YouTube c'è un bellissimo video di Benny Grebb che spiega queste cose
In conclusione torno a suggerirti di inserire questa pratica nella tua routine di studio. Sforzati di applicarla a qualsiasi argomento stai affrontando. È meglio dedicare del tempo a sviluppare la tua creatività piuttosto che alla ricerca della velocità estrema.
Se invece hai tanto tempo a disposizione, dedicalo ad entrambe le cose....
Vorrei ricordarti che il cervello è considerato al pari dei tuoi muscoli e tendini, quindi merita di essere allenato con altrettanta dedizione e costanza. Vedrai che ciò che otterrai ti sarà di grande aiuto, a volte molto di più della velocità.
Ti ringrazio per l'attenzione
Non vedo l'ora di vederti dietro i tuoi tamburi
Alla prossima
Ruggero
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